Lettera di Lombroso a Righi in cui esprime insoddisfazione per la propria condizione a Pavia
Segnatura
Manoscritti Righi, 619/90.6
Istituto di conservazione
Biblioteca Civica di Verona
Luogo e data
Pavia [dato attribuito], Gennaio 1854
Note alla datazioneLa data è desunta da un'annotazione di Righi
MittentiLombroso, Cesare
DestinatariRighi, Ettore Scipione (Avvocato e letterato veronese, confidente di Cesare Lombroso)
CitatiLombardiMagniScarenzio, Angelo (Medico e farmacologo pavese)
Vismara
Consistenza
1 foglio
Lingua
Italiano
Contenuto
Lombroso scrive a Righi, scusandosi del ritardo nella risposta dovuto a "una forte nevrosi che [lo] tenne tristemente al letto un dì". Esprime insoddisfazione per la propria condizione.
"I miei studi continuano benché troppo a rilento le esperienze però mi vanno riescendo ottimamente ed ho così aggio di poter publicare una memoria (di qui a qualche anno), che farà epoca; ma il vuoto del tutto o del nulla, lo scetticismo inevitabile retroguardia degli studi profondi ed estesi mi mina già da lungo tempo, troppo spesso nel più fitto della fatica quando la compiacenza d’una scoperta sembra aver vinto la febbre dell’inteletto e spandere una gioja speciale su tutto l’organismo il riso di Mefistofele mi fa svanire come fumo i miei sogni… ed io rivedo il vuoto e rimpiango gli anni felici della mia infanzia scientifica, in cui mi pareva che tutta la gioja tutta la forza intelettuale dell’uomo potesse essere abbondantemente esaurita da una moneta, o da un sasso che rammentasse i prischi popoli della piccola Romagna". Spera che Righi possa comprendere il suo sfogo. Ritiene che il giornale progettato dagli studenti pavesi non avrebbe mai visto la luce: "i membri che attualmente lo comprendono sono le menti più leggiere e più vane dell’universo. Essi hanno concepito un abozzo così in sfumatura di un giornale più di satire di polemiche, di poesiucce che piuttosto di scienze; infatuerebbero i giovani e potrebbero provocare conseguenze più tristi; ben io d’accordo coi giovani colti dell’alta Lombardia proporrei un giornale dei giovani scienziati – diviso in due fascicoli mensili l’uno lett[erario] l’altro scientifico affatto in cui la mat[eria] principale versasse su una rivista delle opere più costose che escissero [...] Né ti saprei dire più nulla di preciso non sapendo neppure capire". Invita a consegnare un'opera a Scarenzio, che avrebbe potuto trovare ogni mattina alla scuola di Fisiologia
Note
Per gentile concessione della Biblioteca Civica di Verona