Lettera di Lombroso a Righi a cui chiede notizie sull'uso dell'elleboro nel Veronese nei tempi antichi
Segnatura
Manoscritti Righi, 619/90.31
Istituto di conservazione
Biblioteca Civica di Verona
Luogo e data
Pavia [dato attribuito], 1864
Note alla datazioneLa data è desunta da un'annotazione di Righi sul retro della lettera
MittentiLombroso, Cesare
DestinatariRighi, Ettore Scipione (Avvocato e letterato veronese, confidente di Cesare Lombroso)
CitatiPollini, Ciro (Naturalista e botanico veronese)
Righi, Augusto (Avvocato e politico veronese)
Righi, Italia (Figlia di Ettore Righi e Bice Ruffoni)
Ruffoni, Beatrice detta Bice (Moglie di Ettore Scipione Righi)
Consistenza
1 foglio
Lingua
Italiano
Contenuto
Lombroso scrive a Righi, domandandogli notizie a sostegno di una sua idea "un po' stramba ma appunto la stramberia c'entra per molto anche nell'argomento". Ricorda che i detti popolari veronesi accennano all'aria di Monte Baldo "come d'aria che porta
pazzia - e quindi i Veronesi mezzo matti d'aria di M. Baldo ecc. ecc. La cosa è molto diffusa per non aver qualche fondamento"; prosegue osservando che "tante altre città hanno vicine dei grossi monti senza che siasi attribuito mai ad essi la causa di influenza sulla pazzia". Avanza l'ipotesi che la ragione sia da ricercarsi nella forte presenza di elleboro sul Monte Baldo. Per verificarla, chiede se vi siano detti popolari sull'elleboro di Monte Baldo, specie nei paesi alle sue pendici, o documentazione che attesti localmente la cura dei pazzi mediante l'elleboro. "E' una questione curiosa - e tu il risol[utore] ora che sei divenuto il 1. e solo Veronese d'Italia e del Veronese". Lo informa che la Biblioteca di Pavia conserva una copia dei suoi
Canti popolari e invia saluti ai suoi familiari
Note
Per gentile concessione della Biblioteca Civica di Verona