Lettera di Lombroso a Righi a cui comunica le prime impressioni sul soggiorno a Vienna
Segnatura
Manoscritti Righi, 619/90.11
Istituto di conservazione
Biblioteca Civica di Verona
Luogo e data
Vienna, Novembre 1855
Note alla datazioneLa data è desunta da un'annotazione di Righi
MittentiLombroso, Cesare
DestinatariRighi, Ettore Scipione (Avvocato e letterato veronese, confidente di Cesare Lombroso)
CitatiCavattoni, Cesare (Sacerdote e bibliotecario veronese)
Levi, Zefora (Madre di Cesare Lombroso)
VicentiniZampieri
Consistenza
1 foglio
Lingua
Italiano
Contenuto
Lombroso prega Righi di scusarlo per la brevità della lettera a cui consegna le prime impressioni del soggiorno viennese. "Se si dovesse esporre tutte le nuove impressioni [su] questo paese sarebbe troppo tempo; i paesi bianchi, gli uomini biondi, le edere e i platani sostituiti ai vigneti e alle rose ecc. le sono cose di prima impressione e che non decidono. Un carattere del paese che si comunica fino all’ultimo povero è la estrema nettezza, e l’ordine, ordine, chi sa! di reggimento, di convento ma che s’attacca per epidemia fino a me il maggior suo antagonista, che s’estende dal salon fino alla cucina fino alla latrina; di poi un altro non so questa se dote o vizio un obligo di convenevoli esagerato vi sono delle serie lunghiss[im]e di frasi obligate non che di gesti inclinatori che ti farebbero ridere se no li vedi applicare con serietà. Un altro è il rispetto per gli ordini, uno è ben poco se non è cavaliere. Un altro carattere è un’onestà nelle classi dei minuti operai dei bottegai di dettaglio che mi stupisce e di cui non si trova la ragione – Ma in generale, la cagione è nel freddo e nella sterilità del suolo ecc. si fa usura di tempo da tutti e per tutti. Le marchesine fan il calzetto al passeggio nel salon, gli uomini leggono tutti il giornale o altro all’osteria e l’osteria più piccola ha il giornale della città… In somma l’effetto più generale per me quando passava da Gratz [sic!] e da Leibach era di andare ad un paese di magri e poveri selvaggi che vivono di radici e di uccelletti; quando sono entrato qui in questa terribile città era di entrare in una faccenda quale sarebbe divenuta quelle delle Caste di India e spec[ialmente] di Egitto [...] ti aggiungo che sono felice perché vivo in atmosfera di libri, di studi e che ho trovato il mio luogo". Conclude inviando saluti ad amici comuni e invitandolo a ritirare una sua "porcheria" da sua madre
Note
Per gentile concessione della Biblioteca Civica di Verona