Lettera di Lombroso a Righi in cui lo ringrazia per dei versi parzialmente censurati e gli illustra la propria condizione a Verona
Segnatura
Manoscritti Righi, 619/90.39
Istituto di conservazione
Biblioteca Civica di Verona
Luogo e data
Verona [dato attribuito], Ottobre 1858 [dato attribuito]
Note alla datazioneLa data è desunta da un'annotazione di Righi
MittentiLombroso, Cesare
DestinatariRighi, Ettore Scipione (Avvocato e letterato veronese, confidente di Cesare Lombroso)
CitatiCanestrari, Francesco Mario (Avvocato e pubblicista veronese)
Righi, famigliaRighi, Italia (Figlia di Ettore Righi e Bice Ruffoni)
Ruffoni, Beatrice detta Bice (Moglie di Ettore Scipione Righi)
Consistenza
1 foglio
Lingua
Italiano
Contenuto
Lombroso ringrazia Righi dei versi ricevuti, ironizzando sull'intervento della censura,
"che non lasciò passare i moscherini – e che passò sui vesponi". Comunica invece che un suo articolo per "il giornale dell’Età Pr" aveva rischiato la soppressione: "ed io me la batto e fo conto di mandare al fuoco le robe della Cuoca". Il rientro a Verona era stato felice. "Fino al 6 Nov[embre] sono in libertà – anzi sono in peggiore schiavitù che non i miei padri nell’Egitto, perché ho la contrada di S. Luca sulle mie spalle – penso che anche per Atlante dovrebbe esser sufficiente. Però due settimane fa sono andato a satollarmi d’aria libera alta fresca e di verde – nei monti – sono andato in V[al] Trompia, in V[al] Sabbia e alle Giudicarie e abbrustolato, stancato, saziato me ne sono tornato". Comunica di essersi dedicato alla lettura di libri storici, che gli avrebbero prestato lui e Canestrari. Invia i saluti ai suoi familiari
Note
Per gentile concessione della Biblioteca Civica di Verona