Lettera di Lombroso a Righi in cui lo invita a Torino per un consulto oculistico, suggerisce le cure per un bambino malato e lo prega di intervenire presso Caperle per il saldo di una perizia
Segnatura
Manoscritti Righi, 619/90.35
Istituto di conservazione
Biblioteca Civica di Verona
Luogo e data
Courmayeur, 03/08/1890
MittentiLombroso, Cesare
DestinatariRighi, Ettore Scipione (Avvocato e letterato veronese, confidente di Cesare Lombroso)
CitatiCaperle, Augusto (Avvocato e politico veronese)
De Benedetti, Nina (Moglie di Cesare Lombroso)
Falchi, Francesco (Oculista e docente universitario a Pavia)
Manfredi, Nicolò (Oculista e docente universitario a Pisa)
Peschel, Massimiliano (Oculista torinese)
Reymond, Carlo (Oculista torinese)
Righi, Italia (Figlia di Ettore Righi e Bice Ruffoni)
Ruffoni, Beatrice detta Bice (Moglie di Ettore Scipione Righi)
Consistenza
1 foglio e una busta
Lingua
Italiano
Contenuto
Lombroso risponde "a galoppo" a Righi, "fra i pochi, forse l'unico amico caro che [gli] resta". Lo informa che gli oculisti su cui lo aveva interpellato, benché validi, erano irreperibili; gli propone di farsi visitare a Torino, prendendo "addirittura sede in casa [sua]". Lo ringrazia per l'invio dei suoi studi danteschi, che aveva usato ne
L'Homme de Genie. Ipotizza che il bambino malato di cui gli aveva scritto fosse afflitto da "meningite infantile"; suggerisce di curarne le convulsioni non con l'ipoformio di Milano - inadatto per la giovane età - bensì con un rimedio omeopatico a base di calcarea carbonica e fosforica. "Se potessi farlo venire a Torino lo esaminerei bene e tenterei di fare tutto il mio possibile, ben inteso però sarebbe in Novembre l’epoca più propizia". Esprime tristezza per il peggioramento di salute della moglie di Righi e spedisce i giornali richiesti. Lo prega infine di interpellare l'avvocato Caperle per il saldo di una perizia risalente a quasi due anni prima
Note
Per gentile concessione della Biblioteca Civica di Verona