Correspondence  |  Indices  |  Search

< <

Minuta di lettera di Turati a Lombroso in cui, ironizzando sulla polemica sulla discutibilità di uno scienziato, pone alcune questioni organizzative in merito alla conferenza milanese


Segnatura
Turati Archive, busta 2, fasc. 2, busta 23

Istituto di conservazione
International Institute of Social History, Amsterdam

Luogo e data
Milano, 18/03/1887

Mittenti
Turati, Filippo (Giornalista e politico socialista lombardo)

Destinatari
Lombroso, Cesare

Citati
Moneta, Ernesto Teodoro (Giornalista milanese, premio Nobel per la Pace nel 1907)
Ravizza, Alessandrina (Filantropa milanese)
Voltaire (pseudonimo di François-Marie Arouet) (Filosofo francese)

Consistenza
1 foglio

Lingua
Italiano

Contenuto
Turati indirizza all'"Indiscutibile" Lombroso gli auguri di pronta guarigione. Declina le proprie responsabilità in merito alla scelta della data della conferenza, il 3 aprile, una delle poche domeniche in cui il teatro era disponibile. Si dichiara "l'asino e l'analfabeta" autore dell'articolo di réclame nell'«Italia», anche degli "elogi" che lo avevano "offeso così atrocemente". Promette che, da allora innanzi, avrebbe evitato di discutere le sue teorie, ma avverte di non poter garantire anche in nome di terzi, nemmeno a Milano. "Ogni atavismo asinino, che abbia in tasca due lire o un biglietto di favore, potrà accedere alla platea; e purtroppo, il dogma dell'indiscutibilità della scienza non ha ancora preso piede qui come ha fatto a Torino [...]. Anzi si pretende che sia la scienza stessa, e la vostra in modo speciale, che ha insegnato a discutere ogni cosa; e si vuole che anche le discussioni asinine rendano meno asini coloro che le fanno; e che questo alla scienza debba fare qualche piacere". Prega di informarlo sul numero di biglietti gratuiti da rendere disponibili ai suoi amici e parenti milanesi. Dichiara di non avere responsabilità in merito alle modifiche del «Secolo» alla sua "autorecensione" ai Tre tribuni, trasmessa a Moneta nella sua redazione originaria. "Io mi riservavo di scriverne poi nell'Italia [...]; idea come potete imaginare, che ho definitivamente dimessa, dacché apprendo che tanto vi seccano e la réclame e la discussione degli asini - e non potendo, purtroppo, mutar d'improvviso la mia natura". Conclude pregandolo di non nutrir rancore e rinnovando gli auguri di pronta guarigione

Note
Per gentile concessione dell'International Institute of Social History, Amsterdam. La lettera è pubblicata in M. Punzo, "Filippo Turati e i corrispondenti italiani", vol. I: 1876-1892, Manduria, Lacaita 2002

    Foglio 1
    Foglio 2
    Foglio 3