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Lettera di Marzolo a Lombroso in cui elogia il saggio "Su la pazzia di Cardano", lo incoraggia a proseguire uno studio etnografico e lo informa sulla successione al defunto Bibliotecario di Treviso


Segnatura
Manoscritti Righi, 620/2

Istituto di conservazione
Biblioteca Civica di Verona

Luogo e data
Treviso, 31/10/1855

Mittenti
Marzolo, Paolo (Medico e linguista padovano)

Destinatari
Lombroso, Cesare

Citati
Asson, Michelangelo (Medico veronese)
Bianchetti, Giuseppe (Letterato e politico trevigiano)
Bolza, Giovanni Battista (Letterato, giornalista e traduttore comasco)
Bottani, Andrea (Erudito e bibliotecario trevigiano)
Cardano, Girolamo (Medico, matematico, filosofo e accademico pavese)
Fontebasso
Mai, Angelo (Ecclesiastico e filologo bergamasco)
Niebuhr, Barthold Georg (Storico e politico tedesco)

Consistenza
1 foglio

Lingua
Italiano con l'inserto di alcune voci ebraiche e copte

Contenuto
Marzolo scrive a Lombroso, rammaricandosi per il mancato ricevimento di una lettera speditagli a Verona venti giorni prima. Elogia il suo "lavoro stupendo" Su la pazzia di Cardano: "notai l'artificio così bene a te riuscito di esternare alcuni intimi atti ideologici con immagini comprensibili per qualunque [...]: bella assai la metamorfosi regrediente da te fissata. La ragione per cui in sogno si percorrono lunghissime serie d'idee sta in ciò che allora tutto il tempo è occupato in reminiscenze, mentre nella veglia è diviso tra le reminiscenze e le sensazioni urgenti". Discute l'ipotesi lombrosiana secondo cui i capi politici e religiosi dei gruppi umani erano anticamente dispensatori del cibo: "occorrerebbe qualche altra [parola medaglia]. Ma mi pare che inizi molto bene". Informa che il prossimo direttore della Biblioteca di Treviso sarebbe stato probabilmente Bianchetti: "o qualunque altro fuori di me; poiché un signore di qui, esprimendo la propria opinione pel voto che darebbe, ha formulato l'evento futuro: "Piuttosto che Marzolo, uno che non sappia leggere". Conclude esortandolo a migliorare la propria grafia: "Scrivi e ti torno a dire, scrivi da galantuomo, non così, che è un lavoro da Cardinal Mai o da Niebuhr il cavar fuori quei tuoi peggio che palimpsesti"

Note contenuto
Lombroso donò la lettera a Ettore S. Righi in segno di amicizia nel giorno della propria laurea

Note
Per gentile concessione della Biblioteca Civica di Verona