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Lettera di Lombroso a Righi in cui descrive la sua condizione a Vienna e discute di una propria opera


Segnatura
Manoscritti Righi 619/90.12

Istituto di conservazione
Biblioteca Civica di Verona

Luogo e data
Vienna [dato attribuito], Dicembre 1855

Note alla datazione
La data è desunta da un'annotazione di Righi
Mittenti
Lombroso, Cesare

Destinatari
Righi, Ettore Scipione (Avvocato e letterato veronese, confidente di Cesare Lombroso)

Citati
Bolza, Giovanni Battista (Letterato, giornalista e traduttore comasco)
Brandis, Nicolò de' (Nobile friulano, giurista e collezionista d'arte)
Humboldt, Alexander von (Naturalista, esploratore, geografo e botanico tedesco)
Jung, Sofia (Maestra di origine tedesca)
Magri (Studente a Vienna)
Manganotti, Antonio (Farmacista e giornalista veronese, compilatore del «Collettore dell'Adige»)
Marzolo, Paolo (Medico e linguista padovano)
Maury, Alfred (Medico, erudito e accademico francese)
Vicentini
Zampieri

Consistenza
1 foglio

Lingua
Italiano

Contenuto
Lombroso si scusa con Righi per l'incapacità di scrivergli una "lettera lunga lunga". Il pensiero dell'amico gli esaurisce le forze, impedendogli di formulare in modo chiaro le proprie idee: "io devo usarmi ad un’immensa economia e posso scrivere poco ai pochi cari – e agli altri lascio parlare il cervello e scrivo quello che vien giù... Se tu sei un poeta devi avermi capito perché i poeti devon essere i primi a provarli, non essendo forse altro fisiologicamente la poesia che il risultato di una doppia e inversa corrente dai sensi al gran simpatico e dal gran simpatico ai sensi". Lo informa di essere "felice" a Vienna: "qui ho veramente e per la prima volta principiato a prendere amore della medicina quasi una metà del giorno la passo fra i miei malati e malati specialmente più amati far poche conoscenze da principio, prima per la triste esperienza degli anni passati, e poi per l’austerità speciale carattere del vero alemanno, ora a poco a poco ne ho tratti 4 5 di carissimi giovani e quali forse non si trovano che per mostruosità in Italia ed io apprendo veramente da loro perché pur troppo uno scolaro di bell’ingegno (in medicina) di qui può insegnarla ai nostri professori ed io mi trovo assai inferiore a loro. Vado in poche famiglie, da due profess[ori] di medicina dal Bolza che mi è veramente un fratello ed un po’ [da] un piccolo Humboldt, medico e linguista, che viaggiò il Perù, le Indie e mi è utilissimo, e poi da alcune ragazze vicine che per una bizzarra avventura conobbi". Lombroso ringrazia Righi per la sua "laconica e severa critica sul [suo] opuscoletto; son troppo veri gli amici che sappiano parlare con tanta sincerità e per questo mi raddoppia a mille l’affetto; pur troppo capisco quanto difficile dare all’esposizione delle mie idee quel nesso che hanno nel mio concetto, forse non me ne rimedierò mai e tra per la natura e tra per lo stile delle mie elucubrazioni – ed anzi la sorte che ebbe tanto e che in ben più alta sfera ebbe il mio povero Marzolo". Il suo "giudizio" del resto coincideva con quello del recensore degli «Annales Médico-Psychologiques», forse un amico di Maury, che aveva osservato le lacune caratterizzanti uno scritto evidentemente giovanile. Prega di aggiornarlo sulle notizie di Verona, che gli sarebbero state "non mai [...] così saporite"     

Note
Per gentile concessione della Biblioteca Civica di Verona